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Il pandoro a Natale

Famoso come alternativa al classico panettone, il pandoro è un dolce molto tipico nella zona di Verona, ed è tra i simboli delle festività natalizie a tavola. Dorato, dalla consistenza soffice e dal profumo di vaniglia, se visto dall’alto ricorda una stella, come quella che per tradizione si mette in cima all’albero di Natale.

Non è un prodotto facile da preparare in casa, data la sua lavorazione molto complessa: gli ingredienti sono uova, farina, zucchero, burro e burro di cacao, e lievito.

Di questo simbolo del Natale se ne parla per la prima volta già nell’antica Roma, quando un cuoco preparò per la prima volta un dolce, un “panis” con fior di farina, burro e olio. La ricetta che invece conosciamo tutti è un po’ più recente: intorno al 1200 d.C. sulle tavole dei nobili di Venezia, veniva servito lo speciale “pane de oro”, il cui nome derivava proprio dal colore dorato della sua mollica. Da lì, si è diffuso in alcune corti d’Italia, restando ancora sotto diverse forme nelle tradizioni culinarie nostrane. Nell’Ottocento arriva a diventare il dolce che conosciamo oggi, discendendo dal “nadalìn”, un dolce tipico veronese. Alla fine del secolo, Domenico Melegatti, omonimo proprietario della famosa industria dolciaria, ne depositò la ricetta all’ufficio brevetti, dando vita al dolce morbido e dalla forma caratteristica che molti di noi preferiscono al panettone.

Il gusto semplice del pandoro ha permesso la nascita, nel tempo, di diverse varianti, frutto sia di fantasia che di studiata ricercatezza. Spesso infatti può essere farcito di creme, per esempio al limone, o alla nocciola o cioccolato, inserite nell’impasto o anche, più artigianalmente, spalmate direttamente sulle fette prima che vengano servite, oppure affiancato a elementi salati, per creare contrasto. E lo zucchero a velo? Quasi tutti i pandori vengono venduti in confezioni già fornite di una pratica bustina contenente lo zucchero, ma data la natura già zuccherata del dolce, non sempre viene usato.

MEPA Alimentari Open Day

Il 27 e 28 settembre si terrà un evento speciale! Il 27 e 28 settembre vi aspettiamo per la giornata Open Day di MEPA! Un giorno pensato per conoscerci e conoscervi, un appuntamento perfetto per tutti i professionisti del settore. Presto pubblicheremo nuove info!

Per confermare la vostra presenza, potete contattarci allo 081.866.6155 oppure 081.7621530, oppure inviarci una mail a antoniovitagliano@mepaalimentari.com

MEPA Alimentari è in via Prov. Pianura 11, Pozzuoli (NA).

Tipi di farina

Chi è del mestiere lo sa bene: la farina 00 non è l’unica! Ci sono tantissimi tipi di farine, ricavate anche da ingredienti cui magari non avreste mai pensato, e che hanno svariati usi e donano sapori completamente nuovi e diversi ai vostri impasti.

Partiamo però dalle basi: come detto prima, la 00 o bianca è quella più usata, e viene ricavata dalla raffinazione del grano, eliminandone le impurità. Nella farina integrale, invece, avviene in maniera più grossolana, in alcune aziende ancora con una di quelle enormi macine di pietra, e spesso viene mischiata in parte con la farina bianca. La farina integrale può essere ottenuta non solo dal grano, ma anche da mais, farro, riso e segale. Per esempio, con la farina integrale di segale si ottiene del pane indicato per chi è attento alla linea, mentre con quella di mais si prepara la tradizionale polenta.

La farina di manitoba è una farina particolare, molto ricca di glutine e per questo indicata per creare impasti morbidi e soffici, abbinata a del buon lievito, meglio se lievito madre. La farina di riso è sia bianca che integrale, ed è particolarmente indicata in caso di celiachia: si può usare praticamente per tutto, dai dolci al pane, ed è molto leggera al gusto, o può essere usata per addensare salse e creme.

La farina di grano saraceno, o nero, è diversa da quella di frumento, nonostante si parli di grano. Questa farina può essere usata per preparare piatti senza glutine, e si può usare sia per polente che per torte e focacce, mischiata però ad altre farine.

Se invece amate le farine più leggere, allora vi consigliamo la farina di kamut. È un grano d’oltreoceano, e si possono ottenere ottimi prodotti dolci, ma anche salati, come pasta e pane.

Smoothies d’estate

In cerca di una ricetta veloce e gustosa da proporre per questa estate? Gli smoothies a base di gelato o di frutta possono regalarvi momenti di freschezza e di gusto, come non potete immaginare!

SMOOTHIE ALLA FRUTTA
Gli smoothie alla frutta sono molto semplici: frullate per almeno un minuto 500 gr di yogurt bianco, 250 gr di frutta, magari esotica, come mango, papaya o frutto della passione, e un due cucchiaini di zucchero di canna grezzo.

SMOOTHIE AL GELATO
Come per lo smoothie di frutta, vi servirà un frullatore: inserite 500 gr di gelato alla vaniglia o allo yougurt, per mantenere una base neutra,a cui aggiungerete la frutta che preferite, come fragole, lamponi, kiwi o banane. Potete anche mixare diverse tipologie di frutti, per creare dei gusti unici!

SMOOTHIE ENERGIZZANTE
Non solo frutta e gelato, anche le verdure possono dare vita a un smoothie delizioso e rigorosamente bio! Provate a mixare lattuga baby, mela verde, succo di limone fresco, prezzemolo e acqua: otterete uno smoothie rinfrescante e leggero, ideale se la prova costume ancora vi impesierisce.

Il ghiacciolo

Acqua, zucchero o sciroppo, bastoncini di legno, uno stampo e un freezer: questi i pochi elementi che danno vita ai ghiaccioli!

Simbolo dell’estate in tantissimi poster e pubblicità, sapete che sono stati “inventati” per caso? Nei primi anni del 1900 l’allora undicenne Frank Epperson dimentico sul davanzale della finestra un bicchiere con acqua, soda e uno stecco che aveva usato per mescolarle. Era una gelida notte d’inverno, e la mattina dopo trovo la sua bevanda ghiacciata, e senza scomporsi la liberò dal bicchiere e inizio a mangiare il primo ghiacciolo. Nel 1923 brevettò la sua idea, dandogli il nome di popsicle.

A oggi, la Popsicle di Epperson è la marca più antica di ghiaccioli.

In Italia arrivò nel secondo dopoguerra, grazie agli americani, e inizialmente era conosciuto con gli acronimi delle ditte che lo producevano (chi di voi ricorda il BIF o il COF?). I gusti erano inizialmente semplici: limone, fragola, menta, ma nel tempo abbiamo assistito a una vera rivoluzione di sapori, anche grazie al marketing e alle scoperte in campo culinario, fino ad arrivare a piccole icone dell’infanzia di molti di noi, come il Calippo, che a fasi alterne ancora oggi vive una fase di popolarità.

Il bello del ghiacciolo? Che si può realizzare praticamente con tutto: dalla frutta tropicale, ai superfood come avocado, guaranà, acai, senza dimenticare varianti “da bar”, con l’aggiunta di alcolici aromatici o pestati insieme a spezie e frutti.

Alcune idee sfiziose? Il ghiacciolo all’avocado può sembrare un’eresia, soprattutto per i più tradizionalisti, ma sta di fatto che questo frutto sud americano, sta spopolando tra gli amanti del fitness e dei sapori esotici. Oppure, un ghiacciolo a base di bevande come caffè o cappuccino, che possono attrarre i più curiosi. Infine, un ghiacciolo al gusto Mojito, che può rendere più fresca e leggera la serata di molti.

Crumble Cake

Meglio conosciuta in Italia come “Sbriciolata”, la Crumble Cake è la versione americana di questo dolce che deriva dalla Sbrisolona lombarda. Un dolce morbido, che fa gola a tutte le età, e che non si identifica conun periodo preciso dell’anno, e che quindi a seconda della stagione può esser reinventato in tanti modi diversi.

La particolarità della Crubm Cake è il contrasto tra il croccante dalla pate superiore e la morbidezzza dell’ ripieno e della base.

Per perpararla vi serviranno:

BASE
– 280 gr di farina tipo 00
– 2 uova
– Semi da un bacello di vaniglia o estratto di vaniglia
– 170 gr di burro a temperatura ambiente
– 150 gr di zucchero
– 1 tuorlo d’uovo
– 1 pizzico di sale fino
– 1 bustina di lievito per dolci in polvere

CRUMBLE
– 120 gr di farina di tipo 00
– 50 gr di burro freddo tagliato a cubetti
– 75 gr di zucchero di canna
– 1 pizzico di sale fino

RIPIENO
– 550 gr di frutta fresca di stagione, lavata e tagliata a pezzi (scegliete della frutta mista, abbinandola per prorporzioni e sapore a seconda del vostro gusto)

Per preparae la base, unite burro e zucchero in una planetaria, e mescolate fino a ottenere un composto simile a una spuma. Aggiungete la bacca o l’estratto di vaniglia, il sale e fate montare. Mentre la planetaria è ancora in azione, aggiungete le uova (non fredde) e dopo un paio di minuti unite anche lievito e farina, setacciandoli. Amalgamate il tutto, fino a che non sarà simile a un impasto per donut.

Prendete una teglia della forma che preferite e imburratela. Foderatela con carta forno e versate l’impasto, livellandolo attentamente con una spatola. Aggiungete la frutta di stagione, distribuendola in maniera omogenea perché alla fine ogni pezzo di dolce abbia un sufficienti pezzi all’interno.

Per il crumble, versate il burro freddo in una ciotola, aggiungendo lo zucchero di canna e poi la farina. Mescolate con le mani, non troppo a lungo per non far sciogliere il burro, e usando solo la punta delle dita. Versate il composto del crumble sulla frutta e infornate circa un’ora in forno ventilato a 150°. Quando noterete che lo strato superiore sarà dorato, estraete dal forno e fate raffreddare. Servite con una spolverata di zucchero o con del gelato alla vaniglia.

Il sorbetto al limone

Una ricetta facile e veloce, che può essere la fresca ciliegina sulla torta da offrire dopo a fine pasto, come dessert: il sorbetto al limone è un dolce freddo che fa parte della tradizione culinaria italiana, semplice e ricco di gusto, che può aiutarvi a esaltare un’esperienza culinaria già eccellente, non appesantendo i commensali durante il periodo di calura estivo. Per farlo potete usare prodotti biologici e a km zero, in modo da evidenziare non solo la vostra capacità in cucina, ma anche la vostra attenzione al territorio. Per prepararlo esistono diverse varianti, di cui questa. Vi serviranno

• Mezzo litro di acqua
• 200 ml di succo di limone
• 180 gr di zucchero semolato fine
• la scorza grattugiata di un limone

Dopo aver lavato bene i frutti, spremete il succo di limone, facendo attenzione a non premere troppo e far finire la parte bianca del frutto nel succo (il sorbetto risulterebbe amaro). Una volta ottenuto sufficiente succo, mette in frigo, mentre in un pentolino preparate lo sciroppo di base: mettete a bollire l’acqua e lo zucchero a fiamma bassa, fino a quando lo zucchero non si sarà completamente sciolto. Ora spegnete e fate raffreddare. Quando sarà quasi a temperatura ambiente, unite allo sciroppo il succo di limone e la scorza grattugiata. Ora avete due alternative: potete prendere il composto, metterlo in una forma per cubetti di ghiaccio e lasciarlo in freezer per almeno 12 ore, dopodiché tirarlo fuori dal congelatore 15 minuti prima di tritarlo in un frullatore alla massima potenza, e poi servire. Oppure, potete metterlo in una forma alta, e lasciarlo congelare un’ora, poi estrarlo e con una forchetta girarlo, per far incorporare aria nel composto, e procedere così per almeno quattro ore, estraendolo ogni trenta minuti: più verrà mantecato, più sarà morbido e cremoso.

La crostata gelato

Avete voglia di un dolce ricco di tutto il gusto dolce della frutta, ma che sia anche perfetto per la stagione estiva? Allora state cercando un classico della pasticceria, ma in una versione fresca ed estiva: la crostata gelato! A base di frutta, è una ricetta semplice e d’effetto, ideale da presentare a fine pasto o da inserire in un menù stagionale.

Gli ingredienti sono:
– 300 gr di biscotti secchi
– gelato
– frutta a piacere
– zucchero a velo
– 150 gr di burro

Per prima cosa, tritate finemente i biscotti in un mixer, e uniteli al burro fuso, fino a formare un composto compatto. Allo stesso modo di una cheesecake, aiutandovi con una spatola, fate aderire l’impasto allo stampo, sia sul fondo che sui lati, per al dessert l’aspetto di una crostata. Ora mettete la base nel freezer o nell’abbattitore.

Mentre il composto si rassoda, prendete il gelato del gusto che avete scelto (per una base neutra consigliamo crema o vaniglia) e iniziate a lavorarlo con un cucchiaio, per farlo ammorbidire quanto basta per inserirlo nella base. Potete lavorare il gelato anche in una ciotola, immersa in una ciotola più grande piena di ghiaccio: in questo modo renderete il gelato più morbido e allo stesso tempo evitare che si sciolga in modo eccessivo. Quando il gelato sarà sufficientemente malleabile, tagliate e lavate la frutta, e unitela al gelato.

Ora la base dovrebbe essere abbastanza solida, quindi estraetela dal freezer o dall’abbattitore e versate il gelato nello stampo, aiutandovi sempre con la spatola per far aderire il ripieno bene ed evitare sacche d’aria. Alla fine del processo, rimettete tutto in freezer (almeno per una notte) o in abbattitore (qualche ora).

Pochi minuti prima di servire, tagliate e pulite il resto della frutta, e decorate a piacere la superficie della vostra crostata. E non dimenticate una spolverata di zucchero a velo!

La granita

Come rinfrescarsi in queste caldissime giornate estive? Semplice, fresca, a prova di errore e sempre gradita: è la granita, il fresco dessert di origine siciliana, composto di acqua, zucchero, frutta oppure mandorle o pistacchio. Non è uguale ovunque: in ogni parte d’Italia c’è sempre qualche variante, come la grattachecca tipica del Lazio (differente perché il ghiaccio viene grattato prima di aggiungere la frutta o uno sciroppo).

In Sicilia, viene accompagnata da pane croccante, o dalla mitica brioche (“a granita ca’ brioscia”), la colazione classica, molto amata soprattutto dai turisti. Oppure, più comune fuori dalla Sicilia, la assaporiamo “da passeggio”, in grandi bicchieri di plastica, passeggiando per le spesso fin troppo assolate strade nostrane.

Pare che la granita sia opera degli Arabi, quando dominarono la Sicilia: figlia dello “sherbet”, la bevanda ghiacciata aromatizzata con spremute di frutta. Veniva usata la neve che si raccoglieva sulla cima delle montagne, anche dell’Etna, e che durante l’anno veniva conservata nei “nivieri”. In estate il ghiaccio veniva usato per la preparazione di quella che era conosciuta come “rattata”. Nel 1500, la ricetta venne modificata e migliorata, riuscendo a usare la neve, invece che come ingrediente, come refrigerante, unendola a sale marino, permettendo così di congelare gli ingredienti della futura granita: il “pozzetto” dove si conservava il contenuto da congelare, aveva una manovella, che permetteva di impedire la formazione di cristalli di ghiaccio troppo grandi, uno strumento sopravvissuto fino al 1900, dove è stato sostituito dalla moderna gelatiera.

Il gusto base è quello a limone, il più famoso e forse più consumato, ma anche la granita alle mandorle ha sempre riscosso un certo successo. Ma le varianti possono essere davvero infinte, dato che si possono usare tutti i tipi di frutta che si vogliono, oltre ai moderni sciroppi, poco apprezzati dai puristi. Molto diffusi sono anche i gusti al pistacchio e ai gelsi neri, o frutta come pesca, fragola o mandarino.

Burro alle stelle

In un articolo de Il Sole 24 ore viene portato alla luce uno spiacevole problema per tutte le imprese dolciarie: la carenza di burro.

Uno dei prodotti principe, alla base di moltissime ricette ed elemento importante per quasi tutte le aziende che producono dolci, sembra infatti mancare, dall’Asia al Nordamerica, con il conseguente aumento dei prezzi per la merce ancora disponibile. La Francia ha lanciato un vero e proprio allarme sul boom dei prezzi e la carenza della materia, lamentando la scelta obbligata di dover modificare al rialzo i prezzi dei propri prodotti in relazione alla crescita di quelli del burro.

In Italia è stato rilevato nel 2017 un calo dell’1%, mentre in Germania del 4% e in Francia dell’8%. L’assenza di stock pesa anche sui grandi nomi, che hanno difficoltà a reperire il burro per le proprie creazioni.

L’articolo completo di Emanuele Scarci a questo link: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2017-05-29/il-boom-burro-e-globale-123259.shtml?uuid=AEDBfyUB&fromSearch