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Fare il pane

Il pane è un alimento che ritroviamo sulle tavole di tutta Italia: ricco di carboidrati, buono, e compagno inseparabile della famosa “scarpetta”, si usa nelle sue varie forme in tantissimi contesti. Un panino, due fette di pane farcite con salumi, la classica “pala”, da portare a tavola appena sfornata. Molti lo comprano nei supermercati, e spesso questo comporta trovare pezzi freddi, alle volte non proprio morbidi e croccanti come piace ai più, e con le panetterie chiuse o ormai sfornite del loro prodotto: come fare? Oggi ti parleremo proprio di questo: come preparare il pane in casa, e quali sono gli errori più comuni da evitare.

La ricetta del pane è piuttosto semplice: tutto quello che ti serve sono 150gr di farina di tipo Manitoba, 350 gr di farina tipo 00, la stessa quantità di acqua a temperatura ambiente, 7 gr di lievito di birra, un pizzico di sale fino e 1 cucchiaino di malto.

Una volta sciolto il lievito nell’acqua, in una ciotola dovrai unire le farine e il malto. A questo punto, aggiungi un poco alla volta l’acqua mescolata al lievito, mescolando con la mano libera. Quando avrai aggiunto circa la metà dell’acqua, smetti di versarla, e impasta bene il composto fino a che quella nell’impasto non si sarà assorbita del tutto. Aggiungi il sale, e riprendi a impastare, continuando ad aggiungere l’acqua come prima. Una volta terminata l’acqua, continuate a impastare per altri 10 minuti, e poi, lasciate riposare per altrettanto tempo l’impasto. Dopo, aiutandovi con un utensile da cucina, trasferisci l’impasto su un piano da lavoro leggermente infarinato, e allargatelo, piegando poi lembi all’interno dell’impasto. Dai una forma rotonda all’impasto, senza sollevarlo, e dopo fallo riposare, coperto da una pellicola, in una ciotola leggermente infarinata, per non farlo aderire. Lascia che lieviti fino a che nona avrà raddoppiato il proprio volume, in un ambiente abbastanza caldo. A questo punto, ripiegalo di nuovo, capovolgilo e dagli una forma rotonda, e lascialo riposare sotto un panno umido per un’altra ora. Fate cuocere il pane su una leccarda da forno infarinata, e fate cuocere in un forno preriscaldato a 250°. Lascia cuocere così per i primi 15 minuti, e dopo abbassa la temperatura a 180°, e aspetta altri 35 minuti. Una volta sfornato, lascialo intiepidire prima di gustarlo ancora caldo!

Ora che ti abbiamo parlato di come si fa il pane, quali sono gli errori più comuni?

Non inserire una ciotola d’acqua durante la cottura è tra questi: durante la prima fase è buona norma aggiungere una piccola ciotola d’acqua sul fondo del forno, per favorire la giusta umidità durante la cottura. In più, quando passi alla seconda fase di cottura, dovresti sempre aprire un po’ lo sportello, lasciando che passi un po’ d’aria per far uscire l’umidità in eccesso. Anche la scelta della farina ha il suo peso! Non lesinare sulla qualità, e affidati solo alle farine migliori. Bisogna fare anche attenzione alla fase di lievitazione: se usi lievito di birra, tre ore saranno sufficienti, ma se invece usi il lievito madre, allora la lievitazione sarà decisamente più lunga: un pane mal lievitato non potrà mai essere davvero buono!

MEPA Alimentari Open Day

Il 27 e 28 settembre si terrà un evento speciale! Il 27 e 28 settembre vi aspettiamo per la giornata Open Day di MEPA! Un giorno pensato per conoscerci e conoscervi, un appuntamento perfetto per tutti i professionisti del settore. Presto pubblicheremo nuove info!

Per confermare la vostra presenza, potete contattarci allo 081.866.6155 oppure 081.7621530, oppure inviarci una mail a antoniovitagliano@mepaalimentari.com

MEPA Alimentari è in via Prov. Pianura 11, Pozzuoli (NA).

Biscotti di Kamut

Avete sentito parlare della farina di kamut? È una farina che si ricava dal grano khorasan, una graminacea antica e che non è mai stata ibridata o modificata nel tempo, che viene coltivata con successo nel Nord America. Il kamut, un nome registrato da un’azienda statunitense per preservarne le caratteresitiche organolettiche, è altamente digeribile, biologico, e ricco di proteine e minerali, e si presta benissimo come alternativa alla farina di frumento nelle ricette più disparate. Per esempio, i biscotti a base di kamut sono buoni e salutari, e possono essere una piacevole novità da proporre ai clienti, o anche solo da sperimentare in casa.

Vi serviranno

  • 500 gr di farina di kamut
  • 2 tuorli d’uovo
  • 200 gr di zucchero
  • 110 gr di burro temperatura ambiente
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 bustina di vanillina
  • 1 scorza di agrumi (limone o arancia)

Fate a pezzi il burro, perché si ammorbidisca più in fretta. Su un tagliere, versate la farina e formate la classica fontana. Aggiungete la scorza di agrumi (limone o arancia secondo il vostro gusto), la vanillina, il liveito, il burro e lo zucchero. Lavorate velocemente l’impasto. Da questo, create delle piccole sfere e appiattile con un mattarello, oppure stendete l’intero impasto in una sfogli alta più o meno 7-8 millimetri, e ricavate i biscotti usando degli stampi. Mettete i biscotti su una teglia foderata di carta forno, e fate cuocere per 12 minuti in un forno preriscaldato a 170° C. Tenete comunque d’occhio i biscotti durante la cottura, perché se dovessero essere troppo scuri potrebbero risultare duri all’assaggio. Potete accompagnarli con marmellate, coprirli di zucchero a velo o granella di nocciole, servendoli accanto a bevande calde o come alternativa durante la colazione.

Il grano khorasan KAMUT®

MEPA Alimentari è orgogliosa di annunciare una nuova partnership! È infatti possibile acquistare il grano khorasan KAMUT®, un grano antico, coltivato in maniera biologica, privo di ibridazioni e dagli alti valori nutrizionali.

Perché scegliere il grano khorasan KAMUT®? Il suo sapore delicato, l’alta digeribilità, e il suo maggior numero di proteine, amminoacidi, vitamine e minerali rispetto al grano tradizionale sono solo alcuni dei motivi per provare un nuovo tipo di prodotto da inserire nelle proprie ricette o nella propria dispensa.

Il grano è coltivato in aziende biologiche certificate, principalmente nel Nord America, dove viene ottenuta la migliore qualità.

Il grano khorasan a marchio KAMUT® nasce nel 1949, con Earl Dedman, aviatore americano, che mentre era in Portogallo ricevette dei chicchi di grano dall’aspetto strano, che sembrava provenissero da una tomba in Egitto, anche se è più plausibile che fossero stati acquistati da un ambulante de Il Cairo. Dedman inviò i chicchi al padre, un agricoltore del Montana, e in sei anni, da una manciata di semi nacquero più di 40 tonnellate di grano.

Quel grano, con il nome di “Grano di Re Tut”, divenne un fenomeno locale, che durò per qualche anno. La vera svolta arrivò nel 1977, quando Bob Quinn, che da piccolo aveva provato il grano dell’Egitto, decise di proporre uno snack basato su questo alimento a un’azienda produttrice, che dapprima fu interessata, ma che poi, data la poca disponiblità della materia prima, abbandonò il progetto. Bob e il padre si diedero da fare per aumentare drasticamente la quantità di Grano di Re Tut disponibile, e Bob si impegnò perché tutta la produzione fosse biologica e certificata (riuscendo, nel 1989, a rendere biologica tutta la coltivazione della famiglia Quinn). Nel 1986, dopo aver partecipato alla Natural Products Expo West di Anaheim, in California, l’interesse per il grano antico tornò a crescere, al punto da convincere i Quinn a piantare tutti i semi che avevano su oltre un acro e mezzo. Dal 1988 il grano arrivò sul mercato dei prodotti biologici, sotto forma di pasta e pane. Nel 1990, per proteggere le qualità biologiche e salutistiche di questo grano, Bob e Mack Quinn registrarono il marchio KAMUT® come garanzia che il grano deve rimanere invariato e sempre coltivato in maniera biologica. Nel 1991 il KAMUT® arrivò anche in Europa, e oggi il grano khorasan a marchio KAMUT® è in tutto il mondo e lo si può trovare in moltissimi prodotti.

“La filosofia di Kamut International è quella di preservare la purezza, l’unicità e l’autenticità dell’antica varietà di grano khorasan, promuovendo l’agricoltura biologica, l’equità e la sostenibilità per gli agricoltori.

La missione di Kamut International è: “Promuovere l’agricoltura biologica e supportare gli agricoltori biologici, incrementare la biodiversità nelle colture e nelle diete e proteggere l’eredità di un delizioso grano antico di alta qualità, a beneficio di questa e delle future generazioni”. Il marchio KAMUT® serve a proteggere il grano dall’essere ibridato o modificato in qualsiasi modo. Serve anche come garanzia di una qualità costante, una produzione biologica e supporta gli agricoltori biologici, fornendo una coltura sostenibile a un prezzo equo.”

Tutte le info sul grano khorasan KAMUT® le trovate sul sito web ufficiale.

La crostata gelato

Avete voglia di un dolce ricco di tutto il gusto dolce della frutta, ma che sia anche perfetto per la stagione estiva? Allora state cercando un classico della pasticceria, ma in una versione fresca ed estiva: la crostata gelato! A base di frutta, è una ricetta semplice e d’effetto, ideale da presentare a fine pasto o da inserire in un menù stagionale.

Gli ingredienti sono:
– 300 gr di biscotti secchi
– gelato
– frutta a piacere
– zucchero a velo
– 150 gr di burro

Per prima cosa, tritate finemente i biscotti in un mixer, e uniteli al burro fuso, fino a formare un composto compatto. Allo stesso modo di una cheesecake, aiutandovi con una spatola, fate aderire l’impasto allo stampo, sia sul fondo che sui lati, per al dessert l’aspetto di una crostata. Ora mettete la base nel freezer o nell’abbattitore.

Mentre il composto si rassoda, prendete il gelato del gusto che avete scelto (per una base neutra consigliamo crema o vaniglia) e iniziate a lavorarlo con un cucchiaio, per farlo ammorbidire quanto basta per inserirlo nella base. Potete lavorare il gelato anche in una ciotola, immersa in una ciotola più grande piena di ghiaccio: in questo modo renderete il gelato più morbido e allo stesso tempo evitare che si sciolga in modo eccessivo. Quando il gelato sarà sufficientemente malleabile, tagliate e lavate la frutta, e unitela al gelato.

Ora la base dovrebbe essere abbastanza solida, quindi estraetela dal freezer o dall’abbattitore e versate il gelato nello stampo, aiutandovi sempre con la spatola per far aderire il ripieno bene ed evitare sacche d’aria. Alla fine del processo, rimettete tutto in freezer (almeno per una notte) o in abbattitore (qualche ora).

Pochi minuti prima di servire, tagliate e pulite il resto della frutta, e decorate a piacere la superficie della vostra crostata. E non dimenticate una spolverata di zucchero a velo!

È già tempo di gelato?

Con il primo caldo e i primi sprazzi di sole, la mente corre subito ai colori e ai sapori di un solo prodotto, re delle estati italiane: il gelato! Ma è già tempo di proporlo ai propri clienti, o è ancora prematuro?

Particolarmente apprezzato da tutti, sia grandi che piccoli, il gelato è il protagonista indiscusso delle passeggiate del weekend, delle calde sere estive: non c’è niente di meglio. Facile da portare, gustoso e riempe lo stomaco, è sempre buona norma iniziare a pensare ai gusti trend dell’estate e creare già attesa nel pubblico, che anche quest’anno dovrà decidere se affezionarsi a qualche nuovo insolito gusto o restare fedele ai cavalli di battaglia delle stagioni precedenti.

Il trucco è solo uno: che sia artigianale! La semplicità dei sapori e degli ingredienti, soprattutto quando lavorati a mano, sono due fattori principali che danno quel valore in più al proprio gelato, prima ancora della fantasia e del gusto: meglio un ottimo gelato alla vaniglia che un pessimo prodotto dal nome impronunciabile!

Più del 50% dei consumi in Italia, infatti è relativo al gelato artigianale, soprattutto quando viene realizzato con prodotti naturali (come grassi non idrogenati). A discapito dell’estetica infatti, gelati con colori troppo vivaci o dai gusti troppo estrosi potrebbero allontanare una fetta di clienti più attenta ai dettagli.

Questo però potrebbe valere solo in città: sulle spiagge nostrane infatti pare che prevale sempre il gelato “in busta”, cioè industriale, rispetto a coni e coppette dal sapore vintage. Un altro plus che potrebbe essere vincente è l’attenzione alle nicchie di consumatori: gelati senza lattosio, vegetariani o vegani, o realizzati partendo dai prodotti del territorio, possono essere un modo per dire al proprio pubblico che siete attenti anche ai bisogni non espressi in maniera esplicita.

La colomba pasquale

Ogni anno è uno dei dolci più consumati dopo il pranzo di Pasqua, e anche nei giorni successivi: la Colomba pasquale è un must sulle tavole degli italiani, ed è una tradizione che si trova, con piccole modifiche qua e là, in tutta italia.

Due però, sono le varianti principali: quella milanese, che dal 1900 è la più comune, e quella siciliana, di tradizione ancora più antica. Entrambe però sono inserite tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) e sono identificate come tipiche dei loro territori.

La colomba milanese, inventata nel 1900 dalla ditta Motta, famosa allora solo per i panettoni, nacque dall’idea dell’allora direttore della pubblicità di riutilizzare lo stesso impasto e le stesse macchine, per creare un dolce destinato alla Pasqua. La ricetta – sia del dolce che del marketing – ebbe successo, e fu ripresa da più aziende, fino a creare la moltitudine di varianti che conosciamo oggi. Oltre alla realtà un po’ dura e cruda però c’è un’aria di leggenda: si narra infatti che il re longobardo Alboino si vide offrire questo dolce a forma di colomba in segno di pace durante l’assedio di Pavia. Altri raccontano che questo dolce nacque per risolvere un malinteso tra la regina Teodolina e il santo irlandese San Colombano. Invitati a pranzo dai regali, infatti, lui e i suoi monaci si rifiutarono di mangiare la sontuosa selvaggina offerta, perché si trovavano appunto in periodo di Quaresima. La regina si offese, ma San Colombano acconsentì a consumare il ricco pasto solo a patto di benedire il cibo prima. Quando lo fece, tutti il cibo si trasformo in colombe di pane, candide come le tuniche dei monaci, e ancora oggi la colomba è il simbolo identificativo del santo.

In Sicilia invece non abbiamo la colomba, ma i pastifuorti, dolci creati a forma di galletto o colomba o ancora rombi, incisi da segni o semplici punzonature. Sono realizzati – appunto – a pastaforte, con zucchero, farina 00 e cannella. In passato erano anche i dolci tipici da donare al proprio amato, e spesso vi si aggiunge un uovo sodo da decorazione e simbolo pasquale.